Una delle tradizioni più comuni nel periodo delle feste di Natale è quella di riunirsi attorno al tavolo e giocare. Con amici e famigliari, infatti, possiamo finalmente goderci un po’ di meritato relax e trascorrere qualche ora in compagnia. E i giochi da tavolo offrono sfide per tutti i gusti, in grado di coinvolgere ogni fascia di età. Ma tra gli oggetti che più di frequente spuntano nelle case in queste giornate di fine d’anno la tombola resta un appuntamento imperdibile. L’occasione per quale anche il parente più pacato è capace di lanciare il suo guanto di sfida più agguerrito. Quando poi ci sono in palio degli euro, la situazione si scalda…
Ma se finora pensavate che vincere fosse solo questione di fortuna, beh, sappiate che c’è un modello matematico che ha addirittura l’avvallo del Cnr. Cosa serve per portarsi a casa la vittoria? Dobbiamo avere per le mani sei cartelle e in esse non devono esserci numeri ripetuti. Come ha riportato ‘Corriere della Sera’, infatti, con queste due condizioni le possibilità di vittoria sono le stesse rispetto al tabellone.
E non c’è nessun particolare calcolo da fare. Ogni cartella è numerata secondo una sequenza progressiva. Basterà sceglierne sei con numero continuativo (quindi, da 1 a 6; e così via) in modo da assicurarsi che non ci siano cartelle con numeri ripetuti. È la regola con cui chi fabbrica la tombola lavora cosicché si avranno tutti i numeri e le probabilità di vittoria sono pari a quelle del tabellone.
Sembra quasi una banalità, ma alle spalle c’è il lavoro di un ricercatore del Cnr e di un esperto di meccanismi di gioco. I due amici hanno costruito, come si diceva, un nuovo modello matematico semplificato basandosi solo su quattro numeri della tombola e replicandolo poi fino a comprendere tutti i 90 del tabellone tradizionale. È stato, così, dimostrato che con sei cartelle consequenziali e nessun numero doppio, le possibilità di vittoria per il giocatore sono pari al 50%, esattamente quanto il tabellone. Percentuale che va diminuendo all’aumentare dei numeri ripetuti. Ma non ditelo in giro.