Dopo tanto penare hai finalmente trovato l’offerta di lavoro che cercavi, e cosa ancor più importante ti hanno selezionato per un colloquio in presenza. Vista la mole di curricula che vengono cestinati senza passare dal via, questa è già una notizia grandiosa, ma il posto di lavoro non è ancora tuo: c’è un ultimo, grande scoglio da superare ed è appunto il colloquio. Quanti tuoi conoscenti, però, sono stati scartati proprio in questa fase e magari ti hanno riferito di domande assurde che sono state loro poste? Non c’è da sorprendersi: durante i colloqui i responsabili delle assunzioni pongono quesiti che a noi candidati paiono a dir poco bizzarri, in realtà sono tesi a carpire informazioni preziose sulla personalità di chi gli siede davanti.
È importante quindi avere almeno una vaga idea di quali possono essere le domande trabocchetto tipiche dei colloqui di lavoro e sapere come muoversi. Questo perché ormai i colloqui assomigliano sempre più a test di psicologia, come quelli – più semplicistici, certamente – che affollano le riviste per adolescenti e che restituiscono risultati legati al tipo di personalità in base alla maggioranza di risposte A, B, C. Avere almeno un’idea delle domande che potresti sentirti rivolgere è perciò molto utile.
Tra i quesiti più gettonati ci sono i tipici: “Come ti descriveresti in una parola?, “Quali sono i tuoi punti di forza e quelli di debolezza?”, “Perché vuoi lavorare qui?”, “Perché sei stato licenziato?”. Il consiglio è quello di raccogliere sempre le idee prima di lanciarsi in risposte che potrebbero rivelarsi dei boomerang. Evitare di mentire, certo, ma anche adoperare un po’ di sana diplomazia: non parlare mai male dei tuoi precedenti impieghi o dei tuoi ex datori di lavoro. Non serve nemmeno fare la vittima o mostrarsi rancorosi nei confronti di situazioni passate che ci hanno indispettito. Per il resto è inutile negare che serva anche una buona dose di fortuna e trovarsi nel posto giusto al momento giusto.