Nel panorama mutevole della pandemia di COVID-19, le varianti del virus Sars-CoV-2 continuano a sorprenderci. La variante EG.5, nota anche come Eris, sta emergendo come una delle più diffuse in Italia, secondo i dati più recenti disponibili dal bollettino settimanale sul monitoraggio di Covid-19, diffuso dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità il 22 settembre, in riferimento alla settimana dal 14 al 20 settembre. Ma cosa rende questa variante così speciale e quale impatto ha sulla salute pubblica?
La Predominanza di Eris
Il rapporto pubblicato ha rilevato una predominanza di sequenze del virus riconducibili a EG.5, che ha raggiunto il 34,2%. Questo dato suggerisce che Eris sta guadagnando terreno nella diffusione del virus in Italia. Ma non è solo la sua prevalenza a preoccupare gli esperti; è anche la sua resistenza agli anticorpi.
Eris, la variante più resistente
Eris è una variante appartenente alla famiglia Omicron, in particolare alla variante Omicron XBB. Inizialmente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva classificato Eris come una variante di interesse con un basso rischio per la salute pubblica. Tuttavia, studi sperimentali recenti hanno dimostrato che questa variante è più resistente agli anticorpi rispetto ad altre varianti, in grado di eludere sia le difese generate da infezioni precedenti sia quelle indotte dalla vaccinazione. Ciò è dovuto a una mutazione specifica, nota come F456L, che si è verificata nella proteina Spike del virus.
I sintomi di Eris
Come si manifesta l’infezione da Eris? I pazienti infetti riportano sintomi simili a quelli delle precedenti sottovarianti di Omicron, principalmente disturbi delle vie respiratorie superiori, tra cui mal di gola, tosse secca, congestione nasale, mal di testa, senso di affaticamento e dolori muscolari e articolari. Tuttavia, c’è una novità interessante: la febbre, che in passato era uno dei primi sintomi distintivi della COVID-19, sembra non essere più il sintomo iniziale predominante con questa variante.
Vaccini efficaci contro Eris
La buona notizia è che i vaccini adattati in risposta a queste nuove varianti sembrano ancora efficaci contro Eris. Nel rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità del 22 settembre, si afferma che sebbene la mutazione F456L sia in grado di ridurre il legame con gli anticorpi neutralizzanti anti XBB.1.5, i dati attuali indicano che i vaccini di nuova formulazione, basati su XBB.1.5, offrono una buona protezione anche contro EG.5.1.
La priorità nella vaccinazione
La direttora dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), Emer Cooke, ha sottolineato l’importanza di proteggere i soggetti a rischio, tra cui le persone di età superiore ai 65 anni, coloro con condizioni di salute fragili e le donne in gravidanza. Il ministro della Salute italiano, Orazio Schillaci, ha confermato questa priorità nella vaccinazione, affermando che la protezione delle persone anziane e fragili rimane una delle principali preoccupazioni nelle fasi attuali e future della lotta contro il virus.
La campagna di sensibilizzazione
Per sensibilizzare ulteriormente le persone di età superiore ai 65 anni sull’importanza delle misure preventive, è stata lanciata la campagna nazionale “Più Informata, Più Protetta” promossa da Federcentri APS, l’Associazione di Centri per Anziani. Questa campagna prevede una serie di 50 convegni presso centri sociali per anziani in tutto il territorio italiano, al fine di diffondere informazioni cruciali e promuovere comportamenti corretti per prevenire la diffusione di COVID-19 e proteggere la salute delle persone anziane.
Mentre Eris quindi rappresenta una sfida aggiuntiva nella battaglia contro il COVID-19, i dati attuali suggeriscono che i vaccini adattati sono ancora efficaci. Tuttavia, è fondamentale mantenere alta l’attenzione e continuare a seguire le linee guida delle autorità sanitarie per proteggere la salute di tutti, in particolare delle persone più vulnerabili.
Anche se in tv e sui giornali non occupa più i titoloni da prima pagina, il Covid continua a registrare ogni giorno nuovi contagi e le varianti modificano il virus con i suoi sintomi. Così, in pieno autunno, la pandemia persiste come condizione con cui fare i conti e convivere quotidianamente. Proprio le varianti, del resto, rendono più insidioso il contagio e più difficile riconoscere subito che si tratta di Covid-19. L’ultima sottovariante di Omicron, per esempio, mostra sintomi specifici e insoliti che sono stati registrati nel 63% dei casi sintomatici analizzati.
In particolare, anche nei soggetti che hanno completato il ciclo vaccinale, la zona più colpita risulta essere la gola, con una persistente condizione di faringite. Attenzione, quindi, se avvertite dolore o bruciore al tratto faringeo, anche in assenza di febbre. Questa, infatti, non è più il primo e principale sintomo dell’infezione da Coronavirus. Stando, dunque, alle informazioni raccolte da Zoe Health Study attraverso gli aggiornamenti via app da parte degli utenti, il mal di gola è il fastidio numero uno di ‘BA.5’ anche nel caso di vaccinazione completata.
Tra gli altri sintomi che accompagnano la faringite da Covid-19 sono stati rilevati: naso chiuso o che cola, tosse persistente e mal di testa. Finiscono, invece, tra i fastidi meno comuni causati dalla sottovariante del momento alcuni dei sintomi che hanno caratterizzato le varianti precedenti. Ovvero, perdita dell’olfatto, mancanza di respiro e febbre. E quest’ultima, come si diceva, compare solo in una minima percentuale dei casi di positività.
Uno dei motivi che determina il cambiamento della sintomatologia, oltre alla modifica genetica del virus, è legato alla vaccinazione. Con il vaccino, infatti, alcuni sintomi si manifestano in maniera meno grave o non si manifestano affatto, rendendo ancora più evidente quanto vaccinarsi sia prezioso per affrontare l’infezione a maggior ragione nel caso dei soggetti fragili.