Che differenza c’è tra è ed é? I linguisti di tutto il mondo si staranno strappando i capelli a causa di questa domanda così banale, che in realtà presenta numerosi punti di vista, ed è tutt’altro che semplice. Analizziamo nello specifico tale diversità cosicché riusciremo ad applicare le regole correttamente, in tutti i nostri testi scritti.
La differenza che c’è tra è ed é è di natura grafica e fonetica. Ma cominciamo dal principio. Nella lingua italiana, esistono due tipi di accenti grafici: quello grave che si adopera quando la vocale è aperta, e quello acuto da usare con vocale chiusa. Inoltre, l’accento grave è quello che scende (è), l’acuto è quello che sale (é). L’accento grafico si posiziona su tutte le vocali.
Ma quando si trova sulle vocali a, i, o, u esso dev’essere convenzionalmente ‘grave’; solo in rari casi la ‘o’ si presenta con quello acuto. Invece, la questione è differente per quanto riguarda la ‘e’ poiché, alla fine di una parola tronca, è possibile trovarla sia con l’accento grave, sia con quello acuto. Un esempio: ‘e aperta’ come in caffè, ‘e chiusa’ come in perché.
Entrambi gli accenti grafici sono dei segni diacritici che, aggiunti a una lettera, ne modificano la pronuncia o distinguono il significato di parole simili: bótte piena/tante bòtte. È doveroso ricordare che la distinzione tra i due accenti è relativamente recente per questo, in alcuni volumi, si possono ancora trovare degli accenti sistemati alla bell’e meglio!
L’accento acuto svolge l’importante funzione distintiva tra le seguenti coppie di termini: né (congiunzione) e ne (pronome clitico), sé (pronome) e se (congiunzione). L’accento grave la svolge tra le seguenti: lì e là (avverbi) e li e la (articoli/pronomi), dà (voce del verbo dare) e da (preposizione), dì (giorno) e di (preposizione).
La differenza che c’è tra è ed é è veramente sottile, di conseguenza, è difficoltoso stabilire quando usare una o l’altra forma. Un consiglio da seguire potrebbe essere quello della ‘regola della casetta’: per decidere quale accento usare si può ricorrere all’espressione ‘perché è’ ove i due accenti convergono come le lamine di un tetto.
Per riassumere brevemente, l’accento acuto viene adoperato in lingua italiana per indicare il timbro chiuso delle vocali ‘e’ e ‘o’ toniche (córrere, perché), invece l’accento grave viene impiegato in lingua italiana per indicare il timbro aperto delle vocali ‘e’ e ‘o’ toniche (guèrra, cuòre) e anche l’accento tonico delle vocali ‘ì’ e ‘a’ (fìsima, sincerità).