Un gesto inaspettato, quasi impensabile fino a pochi giorni fa, ha segnato il debutto ufficiale del pontificato di Papa Leone XIV. Proprio mentre si celebrava la Messa d’inizio del suo ministero in Piazza San Pietro, qualcosa è accaduto sotto gli occhi dei leader mondiali riuniti per l’occasione: JD Vance e Volodymyr Zelenskyj si sono stretti la mano. Un gesto semplice, ma carico di significato politico e simbolico, tanto da essere già definito da molti come il “primo miracolo” del nuovo pontefice.
- Un incontro che nessuno si aspettava
- La "mano invisibile" del Papa?
- Un messaggio che va oltre la Chiesa
- Papa Leone XIV: un pontefice già carico di attese
Un incontro che nessuno si aspettava
JD Vance, vicepresidente degli Stati Uniti e figura vicina all’ex presidente Donald Trump, aveva duramente criticato Zelenskyj pochi mesi fa, accusandolo apertamente di mancanza di rispetto nei confronti degli Stati Uniti e di non essersi mostrato sufficientemente deferente verso Trump. Lo scontro aveva avuto luogo in pieno clima di tensione internazionale, durante un incontro alla Casa Bianca, ed era stato ampiamente ripreso dalla stampa mondiale.
Domenica mattina, invece, il clima era completamente diverso. Zelenskyj, arrivato in abito formale nero a rappresentare l’Ucraina, si è avvicinato con passo risoluto all’ingresso della basilica di San Pietro. Davanti a lui, seduto tra gli invitati, JD Vance si è alzato in piedi. Poi, senza alcuna esitazione, la stretta di mano. Un momento che ha colto di sorpresa anche i più cinici osservatori della politica internazionale.
La “mano invisibile” del Papa?
L’episodio si è verificato appena pochi minuti prima dell’inizio della celebrazione ufficiale, guidata da Papa Leone XIV, il primo pontefice americano della storia. La stampa, in tono ironico ma non troppo, ha subito parlato di “miracolo diplomatico”, sottolineando come il solo contesto creato dalla figura del nuovo papa abbia potuto facilitare un gesto di apertura tra due leader che, fino a ieri, sembravano lontanissimi. L’avvenimento segue il “miracolo digitale” di pochi giorni fa. Insomma, dal nuovo pontefice ci si aspetta grandi cose.
Papa Leone XIV, eletto a sorpresa dopo un conclave breve ma carico di attese, ha già conquistato l’opinione pubblica internazionale con uno stile sobrio, diretto e con una forte vocazione al dialogo globale. La sua scelta di aprire il pontificato con un’omelia incentrata su pace, riconciliazione e responsabilità condivisa ha toccato corde profonde in una piazza gremita, non solo di fedeli, ma anche di capi di Stato e rappresentanti religiosi.
Un messaggio che va oltre la Chiesa
Il gesto tra Vance e Zelenskyj, benché breve, assume un valore altamente simbolico in un momento in cui la diplomazia internazionale fatica a trovare spazi di intesa. La presenza dei due uomini alla Messa inaugurale e la loro disponibilità, seppur tacita, a lasciarsi alle spalle l’attrito degli scorsi mesi, è stata interpretata da molti come un segnale positivo.
Le immagini della stretta di mano hanno rapidamente fatto il giro del mondo, accompagnate da titoli che vanno dal “miracolo del dialogo” al “segnale di pace”. Nessuno può sapere se questo incontro rappresenterà l’inizio di una vera distensione tra Washington e Kyiv, ma il contesto e il tempismo non sono passati inosservati.
Papa Leone XIV: un pontefice già carico di attese
Con questo gesto simbolico avvenuto sotto i suoi occhi, Leone XIV si trova già proiettato in un ruolo che va oltre la guida spirituale della Chiesa. La sua figura sembra incarnare la speranza che il Vaticano torni a giocare un ruolo attivo nei processi di pace, in un mondo segnato da conflitti, divisioni e rivalità politiche. Se davvero si sia trattato di un miracolo è materia di interpretazione. Ma una cosa è certa: Papa Leone XIV ha già fatto parlare di sé, e non solo per la fede.